venerdì 9 dicembre 2011

Smettiamola di (S)parlare della scuola!

Leggendo un articolo di Angelo Panebianco sul settimanale SETTE, ho capito che qualche volta bisognerebbe riflettere un po' più attentamente sui problemi che affliggono la nostra povera scuola. Il giornalista, che di solito si occupa di critica televisiva, questa volta ha voluto cimentarsi in una accurata e quanto mai attenta analisi delle condizioni della scuola italiana. Propone (o ripropone), il mantra di un modello di scuola basata sul merito suddividendo la scuola in tre categorie e basandosi su una non meglio precisata virtù. Ovviamente la scuola meno virtuosa; quella in cui magari gli insegnanti hanno una età vicina alla pensione e quindi sono demotivati, o quella in cui gli alunni sono perlopiù stranieri e quindi non in grado di raggiungere traguardi sufficienti … beh, questa dovrebbe essere chiusa con tanto di licenziamento in tronco dei presidi e degli insegnanti.

“Caro Panebianco, mi dispiace deluderla ma credo che le cose siano un po’ più complicate. Se gli insegnanti della scuola sono demotivati, forse è per lo scarso valore che tutti in questo periodo danno alla scuola a cominciare dall’ex Presidente del Consiglio, il quale suggeriva agli intervenuti al meeting del Ministro della Gioventù, Giorgia Meloni , di sposare un uomo facoltoso o di andare all’estero per fare nuove e formative esperienze di studio. In riferimento al rapporto presentato dalla Fondazione Agnelli, mi permetto di contestare un’ analisi che non tiene conto dei cambiamenti che intervengono nei discenti i quali dall'infanzia, entrano in una fase chiamata preadolescenza e che, come tutti sanno, è piena di contraddizioni e di ribellioni nei confronti delle indicazioni didattiche ma anche nei confronti di una famiglia sempre più assente e quindi piena di sensi di colpa. I ragazzi non sono mele, pere o topinambur … essi sono interi mondi che non possono essere ingabbiati in statistiche senza correre il rischio di ricadere in farse di trilussiana memoria. Purtroppo viviamo un’epoca di numeri freddi e neanche troppo obiettivi, a giudicare dai continui balletti di cifre declamate e contestate che sentiamo nei talk-show.

Vogliamo, inoltre, parlare dello stipendio di insegnanti laureati, specializzati e con alle spalle master importanti riuniti in enormi stanzoni con il loro bel numerino ad attendere un impiego annuale e sempre con il sospetto che qualcuno tra i colleghi faccia il furbo perché aiutato da qualche sindacalista di dubbia onestà? O peggio ancora; di insegnanti costretti a partire da Carini, Santa Maria di Leuca, Metaponto in direzione delle grandi province del nord per prendere servizio otto ore dopo la chiamata dell’istituto per soli dieci o dodici giorni, e senza avere uno straccio di posto dove poter lasciare i propri risicati bagagli?Forse è da questo che deriva la loro frustrazione, che ne dice?
Credo che l’unica medicina per una scuola malata sia la DIGNITA’ (anche economica) che dovrebbe essere restituita al lavoro degli insegnanti e a tutto il personale della scuola. C’è bisogno di rispetto per un problema annoso e fondamentale come quello dell’istruzione e gli intellettuali e i politici non dovrebbero liquidarelo con quattro parole provocatorie. Bisogna parlarne ma con cognizione di causa.”




Un insegnante

lunedì 5 dicembre 2011

Incipit

Da oggi parte ufficialmente una nuova avventura. Un'altra voce nel Web per parlare di ciò che appassiona. Una voce da mordere come appena colta dall'albero, con il suo sapore morbido dal retrogusto dolcissimo e delicato.


Buon Appetito a voi!